Come si fa presto a diventare Casta. Basta essere proiettati da un po’ di click raccolti alle “primarie” on-line.
“Abbiamo svegliato Napolitano”… ”Non ho salutato la Bindi”… ”Mi state tutti sul c…” Ed è subito spettacolo mediatico, comprese le scuse e i passi indietro. Ma è uno “spettacolo” sottratto alle regole del mercato: un giornale che non piace lo si lascia in edicola, si può evitare di frequentare questo o altri blog, il biglietto per uno spettacolo di Grillo si poteva non comprare, quando faceva il comico. Mentre alle parole pronunciate dall’alto (sì, dall’alto, perchè la retorica dei “cittadini” al posto degli “onorevoli” non basta a cancellare il nudo fatto che dalle decisioni di quei cittadini saliti in Parlamento dipendono le sorti vicine di questo Paese) difficilmente ci si può sottrarre.
Non esiste solo la Casta dell auto blu, del furto sistematico di denaro pubblico, degli odiosi privilegi che il M5S sta meritoriamente prendendo a picconate con risultati già in parte visibili. Esiste anche la Casta di quel capitale immateriale che sono le parole. E se spesso ne fanno parte – per esempio - anche i giornalisti che i “grillini” vorrebbero semplicemente abbattere insieme ai politici (senza rendersi conto di essere iper-politici e mediatizzati più della gran parte dei giornalisti), sempre ne fanno parte i politici che usano il loro status di “oligopolisti” della parola pubblica con slogan e arroganza. Forse sarebbe un buon segnale anti-casta anche quello di non approfittare di un privilegio comunicativo ottenuto da un giorno all’altro a colpetti di mouse.