Sullo sfondo del cortocircuito che si sta producendo tra Grillo e alcuni dei ”suoi” parlamentari si intravede qualcosa che è iniziato prima del voto, una sorta di “impazzimento” della delega politica sui cui si fondano le democrazie rappresentative.
La delega – così vogliono teoria e prassi delle democrazie moderne – non è altro che quel processo attraverso il quale i cittadini conferiscono ai rappresentanti politici l’incarico ad agire a nome loro in vista della soddisfazione degli interessi di cui sono portatori. Un processo in cui le parole chiave sono “agire” e “interessi”, appunto.
Nè l’una nè l’altra sembrano aver avuto un peso determinante nelle motivazioni alla base della scelta di massa per il Movimento 5 Stelle. Anzi, hanno subito una profonda metamorfosi.
Al segno positivo del verbo “agire” nella maggior parte dei casi si è sostitituito quello negativo dell’avverbio “non”, come sembra dimostrare anche un recente sondaggio post-elettorale di Renato Mannheimer da cui risulta che il 70% degli elettori del M5S (il 75 tra gli attivisti) ancora oggi - in presenza di una “costosa” impasse da superare, della dichiarata e insistita disponibilità del Pd a farsi carico di molte istanze del Movimento e della conseguente possibilità di incidere da una posizione di governo al rinnovamento della politica - dicono NO all’ipotesi di dare la fiducia a un governo e farvi parte. Come dire: vi abbiamo votati per “mandarli a casa”, ma anche per “non” governare; come del resto emergeva da altri sondaggi pre-voto in cui ben pochi tra i potenziali elettori del M5S immaginavano-auspicavano un governo a cinque stelle con Grillo premier.
L’altra parola chiave del processo di delega – “interessi” – sembra aver subìto un’analoga torsione. Più che delegare i destinatari del proprio voto a soddisfare e tutelare i propri interessi, l’elettorato “grillino” sembra aver conferito un mono-mandato a distruggere gli interessi e i soprusi altrui: quelli della Casta, delle banche, dei sindacati e di altri soggetti, indicati a seconda della provenienza ideologica di una elettorato ormai apparentemente de-ideologizzato.
Naturalmente questo “impazzimento” della delega ha radici profonde in un’ostilità in larga parte giustificata verso la “malapolitica”. Ma crea anche problemi seri finchè le istituzioni saranno modellate secondo i principi e le regole della democrazia rappresentativa, e non della “democrazia on-line” che sognano Grillo e Casaleggio.