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Channel: Tempi lunghi
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Un cavaliere stanco

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Care italiane e cari italiani,
ho sempre fatto quello che molti voi avrebbero fatto o farebbero se messi in condizione. Ma l’ho fatto meglio. Il mio successo imprenditoriale e politico, costruito mentre alcuni di voi incagliavano le loro vite in ruberie da quattro soldi, è lì a testimoniarlo. No, un momento: seguitemi ancora un po’, non prendetela male. Vedete, ho deciso di accelerare la mia uscita si scena e conferirle un po’ di dignità e umanità dopo essermi imbattuto quasi per caso – durante una delle mie 55 notti insonni – nelle righe di alcuni di quei volumi.. No, non quelli che anche a voi sono familiari, se non altro per averli visti più volte alle mie spalle mentre catturavo la vostra attenzione “politica” modulando un lunghissimo e ripetitivo discorso durato quasi 20 anni, che oggi potremmo archiviare come fine della politica e agonia di tante altre cose. Parlo degli altri libri, quelli finiti in un cassone a villa San Martino non so quando, non so come, né chi ce li ha messi. (Ah, forse è successo durante quel  periodo strano di Veronica, quando in casa piombavano personaggi singolari e io prolungavo i miei impegni da statista per non incrociarli).
Seguitemi, per favore, non prendetela male se vi chiamo in causa come complici. Lo siete almeno quanto quelli veri, trascinati insieme a me nei tribunali da una magistratura che ha iniziato tardi e male a fare il suo lavoro (altrimenti la mia carriera non sarebbe nemmeno cominciata, nemmeno quella da imprenditore), o nelle aule parlamentari e nei ministeri grazie a quella parte di voi che mi ha votato, votato e rivotato.
So che qualcuno di voi non capirà, o non crederà alle mie parole, leggendovi l’ultima trovata di un uomo “indistruttibile”. Non importa. Ma anche voi che non mi avete mai creduto, soprattutto voi, per una volta provateci.
E’ successo che l’altra sera (per la verità era già notte fonda e Dudù dormiva ai miei piedi rumorosamente), dalla poltrona che accoglieva il “corpo del capo” e i suoi pensieri calcolanti, lo sguardo mi si è fissato su un vecchio mappamondo, un bel pezzo pregiato che mi regalò un diplomatico russo. Storia e geografia in un oggetto, spazio e tempo. Ora, non mi è facile descrivervi esattamente cosa è accaduto ai miei pensieri. Posso dirvi che ho avuto come una sensazione fisica (vedete.. nulla di spirituale, nessuna redenzione) di trascinamento verso un’apertura, nonostante la sfericità, la “chiusura” dell’oggetto.

E poi c’erano i libri, dentro il cassone (non saprei come altro chiamare quella cosa finita nel mio studio chissà come) su cui era appoggiato il mappamondo.  Il primo che mi è capitato tra le mani – ironia della sorte – è stato L’Elogio della follia di Erasmo. Quello vero, non quello che brandivo qualche anno fa insieme agli intellettuali (ricordate, agli inizi, i Colletti, i Vertone…. Ah, non ero ancora in sintonia con il mio popolo!). E poi Montaigne, Cioran…, e altri dai nomi difficili sopra titoli  facili, come “Devi cambiare la tua vita” di un tedesco alto che sembra un portuale. Ho letto solo qualche riga, qua e là, spostando lo sguardo dalle pagine al mappamondo.
Poi all’improvviso ho chiuso gli occhi ed ero sul mio aereo. Il pilota prendeva rotte proibite, sordo a tutti i richiami delle torri di controllo. Mi faceva sorvolare periferie, monumenti, sfiorava il mare e le cime e quasi si infilava nelle valli. C’era una musica, ma era come se venisse da fuori.
Fermi, non prendetevi gioco di me, ora che questa bella stanchezza mi avvolge, ora che non c’è più un Paese da costruire a mia immagine e somiglianza. Me la godo, sapete…
E voi, voi complici, avete un mappamondo? Guardatelo.Silvio Berlusconi lascia l' Ospedale San Raffaele


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